Una PreCop per far partecipare la gente

Matteo Conci dall’Agenzia di Stampa Giovanile

Mentre le negoziazioni procedono e l’accordo sembra ancora lontano, a Varsavia il governo del Venezuela presenta una proposta per organizzare i movimenti della società civile per la COP20, che si terrà a Lima nel 2013. Si tratta della PreCOP20, un progetto articolato su tutto il 2014 con lo scopo di aumentare lo spazio di pressione politica della società civile sulla realtà delle negoziazioni internazionali.

Un’iniziativa ambiziosa, ancora tutta da costruire nelle modalità di partecipazione ma con un percorso già definito. Tre tappe, tre incontri che si svolgeranno a Caracas da marzo a novembre del prossimo anno. Tre temi precisi da affrontare: le ambizioni dei giovani, il «buen viver» e gli insegnamenti dei popoli indigeni, le aspettative per la COP20.

A muovere il governo venezuelano è la convinzione che nessun accordo internazionale potrà mai funzionare se coinvolgerà solo la politica, o solo la politica e l’economia. Perché un accordo «voli» c’è bisogno che coinvolga la gente. E questo è vero anche per tematiche diverse da quelle dei cambiamenti climatici.

La PreCOP20 è quindi anche un progetto pilota, un tentativo di coinvolgere la società civile nei processi decisionali internazionali come mai è successo prima. Se l’esperienza funzionasse potrebbe essere esportata come buona pratica ed applicata anche in altri ambiti del diritto internazionale.

Il condizionale è però d’obbligo: molti sono ancora i dubbi e le questioni aperte del progetto. Quali parti della società civile coinvolgere e come effettuare un’eventuale selezione, come organizzare gli incontri e quante persone far partecipare sono tutte domande alla quale non è ancora stata data risposta. Le uniche certezze sono l’entusiasmo con cui i movimenti sociali hanno accolto l’iniziativa, la consapevolezza di star costruendo qualcosa di completamente nuovo e di non avere niente da perdere. “Possiamo fallire”, dice Claudia Salerno, capo della delegazione venezuelana qui alla COP19, “ma fallire provando a fare qualcosa è il modo migliore per fallire”. Ed è proprio questa consapevolezza disincantata che ci lascia ben sperare rispetto all’esito dell’iniziativa.

 

Evelyn Araripe é jornalista e educadora ambiental. Foi educomunicadora na Viração Educomunicação entre 2011 e 2014. Atualmente vive na Alemanha, onde é bolsista do programa German Chancellor Fellowship for tomorrow’s leaders e administra o blog Ela é Quente, que conta as histórias de vida de mulheres que estão ajudando a combater os efeitos das Mudanças Climáticas ao redor do mundo.

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